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lunedì 2 settembre 2013

Un anno da delinquenti

Non sono registrato a Facebook. Ammetto, però, che ogni tanto mi piace guardarlo e utilizzo l'account di mia moglie. Trovo che dietro al computer gli uomini (ovviamente anche io in questo momento) trovano il coraggio di dire spesso quel che pensano, nel bene e nel male.
Da circa un anno, il nostro sindaco, si lamenta in più occasioni dei ragazzi che frequentano il parco di Villa Rusconi. Sono stati attribuiti loro diversi aggettivi qualificativi vandali, delinquenti,  spacciatori, drogati, maleducati, scapestrati,... mancherebbero solo due o tre altri epiteti e ci troveremmo di fronte alla più lunga lista di edificanti parole utilizzate da un sindaco contro i ragazzi del suo paese, il futuro.
I ragazzi di Villa Rusconi (oramai, grazie al Sindaco e ai suoi accoliti, si chiamano tristemente così) hanno distrutto il muretto, hanno manomesso l'irrigazione, hanno spaccato le panchine; i ragazzi di Villa Rusconi sono dei vandali che non hanno rispetto per la cosa pubblica. Semplice, efficace, una  perfetta scappatoia politica e sociale di fronte ad una situazione troppo complicata da dover affrontare.
Mi sorgono alcune domande. Abbiamo mai speso energie per far capire loro cosa signifa bene pubblico e quanto possa essere prezioso? Ci siamo mai messi in gioco veramente nell'ascoltare le loro esigenze di aggregazione che spesso sono simili alle nostre, anche se non lo ammeteremmo mai pubblicamente? Abbiamo mai parlato con loro da pari, non da adulti verso ragazzi, non da genitori verso  figli, non da politici verso nostri potenziali elettori, non da educatori verso educandi? Ci siamo scervellati nel trovare con loro (e non a loro) un spazio diverso da quello che occupano? Abbiamo chiesto perchè? La risposta, se e solo se siamo onesti veramente con noi stessi, è NO.
Le motivazioni sono molteplici e importanti. Spesso ci creiamo l'alibi di dover fare cose più importanti o di non aver tempo  per fare questo e ci nascondiamo dietro alla delega educativa che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei loro figli. E' scorretto. L'educazione in senso lato è un processo che coinvolge tutti noi. Anche chi non ha figli è genitore e genitrice di idee e valori che dovrebbero essere tese alla costruzione di un tessuto sociale comune e solidale. Se volete, più semplicemente, l'educazione è un processo di condivisione, è un'operazione collettiva e non di stampo privatistico ed esclusivamente familiare.
La verità è che è troppo facile dare la colpa ai ragazzi e alle loro famiglie, senza chiederci quanto realmente siamo responsabili della forma che assume una società, inoltre è determinante in negativo per quel che succede l'atteggiamento di chi dice "non mi riguarda" o "non è colpa mia". L'idea che sottointende queste espressioni è quella di scaricare i ragazzi dopo aver scaricato le loro famiglie, questo atteggiamento non coincide esattamente con quello spirito solidale che dovrebbe serpeggiare all'interno di una comunità.
ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI SIETE PER SEMPRE COINVOLTI (F. De Andrè).

Enrico Rudoni

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