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venerdì 4 ottobre 2013

Essere comunità

Di lavoro e di politiche per il lavoro si è parlato molto in questo Blog; ma l'analisi su questi temi non può fermarsi alle dinamiche del "mondo del lavoro" altrimenti si rischia di rimanere fermi, di essere inefficaci, di perdersi in passettini confusi che non portano da nessuna parte. 

Le amministrazioni possono fare molto, ma lo devono fare su diversi livelli e con diverse modalità. Una amministrazione comunale non può scegliere l'immobilità, è giunto il tempo di provare a ricostruire, di darsi da fare, di non stare alla finestra a guardare giovani e padri o madri di famiglia restare senza occupazione e piano piano cedere alla disperazione.

Nel convegno di giovedì scorso, si è parlato di commercio, di pari opportunità, di politiche per sostenere l'occupazione e di accompagnamento per chi, l'occupazione, l'ha persa.
Mi sembra che il nocciolo sia ancora una volta ricostruire e fare crescere il senso di comunità e la voglia di partecipazione.

Un paio di esempi possono essere chiarificatori: cominciamo con il commercio di vicinato.
Perché vado nel negozio di alimentari sotto casa e lì mi trovo bene? Perché le persone mi conoscono, mi salutano, conoscono i miei gusti, mi chiedono e si interessano alla mia famiglia. Tutto questo non c'è nella grande distribuzione e ci sarà sempre meno. Proprio questo rapporto stretto, esclusivo, permette al piccolo commercio di sopravvivere e alla lunga può addirittura, nel piccolo, renderlo vincente.
Un progetto come "a scuola ci vado da solo", di cui abbiamo sentito parlare nella prima delle nostre serate a tema, può essere uno dei motivi che può rimettere in moto il circolo virtuoso che da sempre è stato alla base dei legami sociali nei nostri paesi: i bambini si muovono in autonomia, sanno che per fare pipì, per chiedere un fazzoletto, per fare una telefonata a casa possono chiedere ai negozi lungo la via; i negozianti ed i cittadini vengono così responsabilizzati ad una maggiore attenzione, ad un maggiore controllo perché, sulle strade, ci sono i nostri e i loro bambini.
"Come sta la mamma?", "Hai bisogno una mano?", "Come va a scuola?", "mi dà una matita ed un quaderno?", "devo comprare la merenda"... il paese riprende vita, ecco così che i legami tra le persone ricominciano a stringersi mettendo in moto tutti quei meccanismi che trasformano un paese in una comunità. Ecco allora che il bambino preferisce comprare il quaderno da quel negoziante che gli ha dato un aiuto, il genitore ne è contento ed il negoziante stringe nuovi legami. La concorrenza non si fa più sull'offerta strepitosa ma sul rapporto personale ed in questo campo, riconosciamolo, i commercianti di vicinato sono i migliori!

Un altro esempio: l'aiuto a chi ha perso l'occupazione.
Una amministrazione attenta e propositiva sa coinvolgere commercianti, artigiani, industriali nella vita sociale, politica e decisionale cittadina. Una amministrazione attiva costruisce e mantiene la rete tra e con le aziende. Una amministrazione deve sapere costruire nuove occasioni di lavoro anche per chi l'occupazione l'ha persa. Quante persone hanno competenze spendibili sul mondo del lavoro senza neanche sapere di averle? Perché non mettere in campo questi "saperi" per le aziende e soprattutto per le persone che ne hanno bisogno? Anche in questo caso si creerebbe un circolo virtuoso per cui, chi ha bisogno per esempio una piccola riparazione, trova chi gliela può fare e quest'ultimo può sperimentarsi ed aumentare le proprie competenze.

Insomma, quella che sogniamo è una Rescaldina che sia davvero una comunità dove i legami sociali siano tali da non lasciare nessuno da solo e tali anche da prevenire il crearsi di situazioni estreme di disagio.
Una scommessa che conviene fare, una scommessa sul nostro futuro, una scommessa che non possiamo perdere! 

Michele Cattaneo

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